La città di 15 minuti è un nuovo concetto incentrato sull'uso misto delle aree urbane e si allontana dal modello tradizionale che divide i quartieri della città in zone distinte. L'idea ha ricevuto molta attenzione durante la pandemia coronavirus e sempre più nel pensare al mondo post covid-19 vista la crescente attenzione alla sostenibilità, alla salute e al benessere e ad una migliore vivibilità.
(Fonte: Euromonitor International's Mobility Survey)
Si tratta di un'idea di pianificazione urbana fondata sul rendere tutti i beni, i servizi e le esigenze dei consumatori essenziali come negozi, lavoro e scuola, disponibili entro 15 minuti a piedi o in bicicletta.
Il concetto di 15 minuti è già stato testato a Melbourne prima della pandemia COVID-19 con risultati promettenti e i sindaci di alcune grandi città come Milano e Parigi hanno già espresso il loro sostegno a questa idea.
Sebbene il concetto di città di 15 minuti sia nuovo, alcune delle sue caratteristiche sono familiari e sono già state implementate; ad esempio, micromobilità elettrica, sistemi di condivisione della micromobilità, iniziative come giornate senza auto, la creazione di nuove aree verdi nelle città con parchi e zone verdi e la crescita in popolarità di sviluppi immobiliari a uso misto che incorporano spazi commerciali, residenziali e di pubblica utilità.
Lo sviluppo dei ‘mini market’ o negozi ‘city’ che abbiamo vissuto di recente è senza dubbio un primo passo verso tale filosofia. La progettazione di città costituite da ‘moduli da 15 minuti’ passerà probabilmente attraverso una rigenerazione degli spazi urbani attuali (potenzialmente anche quelli lasciati liberi da uffici oramai in parte non più necessari), e ad un impiego sempre più importante di soluzioni per l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse ed il recupero e riutilizzo di rifiuti.
Spingendo il concetto di chilometro zero possiamo infatti pensare a produzioni in orti urbani (sui tetti ma anche all’interno di edifici rigenerati) alimentate da fotovoltaico e irrigate tramite recupero e trattamento di acque piovane.
Stessa cosa per l’itticoltura, come già avviene in alcuni centri nei Paesi Bassi, con i prodotti che arrivano direttamente nei negozi di zona portando ad un abbattimento sostanziale di emissioni ed impatto ambientale in generale. Va da se che automazione e digitalizzazione si affermeranno sempre di più come le basi imprescindibili per rendere possibili tali sviluppi.
Fonte: Euromonitor International